
E’ la malattia più diffusa al mondo e secondo le stime dell’OMS,
solo nel 2015,la depressione ha interessato 350 milioni di persone, più dell’intera popolazione degli Stati Uniti. E se non bastasse ogni anno circa un milione di persone si toglie la vita a causa di questa penosa condizione non solo clinica ma dai pesanti risvolti umani e sociali.
Negli ultimi anni la “teoria serotoninergica” ha segnato il passo a favore di una migliore comprensione delle complesse interazioni tra i vari neurotrasmettitori, la loro regolazione a livello dei recettori e le sensibilità individuali. Alla famosa serotonina quindi si sono affiancati,altri neuropeotidi come norepinefrina,dopamina,glutammato e altri fattori neutrofici di derivazione cerebrale.
La depressione ha molteplici forme: endogena,reattiva,atipica,con base stagionale,distimia e melanconia sino alle forme emergenti segnalate in Giappone che sembrano individuare una depressione “moderna” tipica della popolazione giovanile. Sono alcuni dei diversi tipi di questa patologia che può variare in forma, ma anche in numero dei sintomi,severità,tipo e durata,variabili che la rendono parti coralmente complessa da trattare ma anche da diagnosticare.
I due terzi dei pazienti non sono consapevoli di avere un disturbo trattabile e quindi non cercano aiuto e non ricevono alcun trattamento con il rischio di fare il proprio ingresso nella spirale della cronicità. Queste persone vivono in una condizione di disagio ,di sofferenza costante ma non immediatamente riconoscibile. D’altra parte i segni delle forme lievi e moderate possono essere sfumati, graduali e non facilmente identificabili se non da un medico esperto. Lievi flessione dell’umore, irritabilità, perdita del piacere di fare le cose, disturbi del sonno e dell’appetito, della memoria e dell’attenzione. E’ come se la vita perdesse sapore, come se tra la persona depressa e la propria esistenza calasse un velo. Una condizione che porta con se anche disturbi somatici: mal di testa, fatica, disturbi digestivi i più frequenti. Sino a vere e proprie malattie correlate.
I ratei di patologia nella popolazione anziana parlano di numeri importanti che troppo spesso viene considerata una condizione normale della terza età, periodo della vita che guarda al tramonto dell’esistenza in cui un ripiegamento su stessi e un declino cognitivo più o meno importante viene sottovalutato anche dai sanitari. Nonostante il periodo che segue lo spegnimento delle 65 candeline sia maggiormente costellato da perdite, lutti e cambiamenti dello status sociale, la depressione non è una condizione inevitabile. Eppure il 15% degli anziani mostra sintomi depressivi di varia entità e quelli con un disturbo maggiore arriva al 3% della popolazione portando con se un corollario di patologie importanti e quindi un peggioramento della qualità di vita di queste persone che invece potrebbero essere curate efficacemente. Umore basso ma non solo, la presenza di altre malattie ha numeri precisi, le persone anziane con depressione sono spesso bersaglio di infarto(dal 30 al 60%), malattie coronariche ( fino al 44%), cancro (sino al 40%) ma anche una caduta verticale verso le forme di demenza ,Alzheimer e malattia di Parkinson (circa 40%). Nonostante lo scenario desolante ancora troppo spesso una flessione dell’umore prolungata negli anziani non viene rilevata ma associata a un decadimento mentale fisiologico. Anche per evitare situazioni di ricovero, lungodegenza e mortalità precoce dovute al mancato trattamento. Gli anziani infatti si tolgono la vita in misura doppia rispetto ai pazienti giovani.