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Naturale

Naturale

Nella cultura occidentale il controverso termine medicina alternativa indica qualsiasi pratica che non ricade nell’alveo della medicina scientifica convenzionale] o la cui efficacia non è stata dimostrata Il termine si contrappone alla medicina basata su prove di efficacia e include una variegata serie di pratiche, tanto che non è possibile parlare di medicina alternativa tout court ma di una serie di pratiche diverse e non omogenee.
Il National Center for Complementary and Alternative Medicine (NCCAM) statunitense cita alcuni esempi di medicina alternativa: naturopatia, chiropratica, ayurveda, yoga, ipnosi, agopuntura, omeopatia, medicina tradizionale cinese e altre. Queste pratiche sono spesso raggruppate sotto il termine di medicina complementare  e si parla perciò di medicine alternative e complementari (CAM).
OMOTOSSICOLOGIA
L’Omotossicologia o Omeopatia antiomotossica viene definita come metodica medica [1] appartenente all’area delle medicine alternative e basata sullo studio dei fattori tossici per l’uomo, chiamati omotossine, identificati come cause di tutte le malattie. L’omotossicologia viene considerata una corrente [2] (per alcuni uno sviluppo) dell’omeopatia.
L’omotossicologia prese le mosse dall’omeopatia. Essa nacque più di 50 anni fa per opera di Hans-Heinrich Reckeweg (Herford, 1905 – Zurigo, 1985). Egli elaborò un corpus dottrinale conosciuto con il nome di Omotossicologia o Omeopatia Anti-Omotossica, formulando la composizione di farmaci omeopatici complessi in diluizione decimale e introdusse nella farmacopea omeopatica nuove sostanze (nuovi ceppi di nosodi, organoderivati di suino, catalizzatori del Ciclo di Krebs, chinoni). L’omotossicologia, pur affondando le sue radici nell’omeopatia, afferma di volgere lo sguardo alla moderna fisiopatologia e a questa afferma di rifarsi in sede di diagnosi, avvalendosi in sede di terapia di sostanze preparate secondo i canoni della farmacopea omeopatica e della sperimentazione patogenetica.
L’omotossicologia ha portato ad un ampliamento della farmacologia omeopatica, e la disponibilità di nuovi rimedi, ad integrazione sinergica e complementare della farmacopea omeopatica. Reckeweg introduce la cosiddetta Tavola delle Omotossicosi, quadro sinottico delle patologie, in cui ogni alterazione di organi o Sistemi è messa in correlazione con quella che in Omeopatia viene chiamata la forza vitale del paziente (da Reckeweg identificata con il potenziale reattivo del soggetto). Tramite l’inquadramento della patologia in tale tavola si afferma che sia possibile definire lo status praesens del paziente e, attraverso gli opportuni farmaci omeopatici-omotossicologici, formulare una proposta terapeutica individuale.
La premessa da cui parte l’omotossicologia è che qualunque organismo è continuamente attraversato da un’enorme quantità di sostanze di provenienza esogena (batteri, virus, tossine alimentari, fattori di inquinamento ambientale, ecc.) ed endogena (prodotti intermedi dei diversi metabolismi, cataboliti finali, ecc.) che possono avere valenza patogenica. In accordo alla teoria di von Bertanlanffy, secondo cui l’organismo sarebbe un sistema di flusso in equilibrio dinamico, se l’omotossina non è particolarmente “virulenta” e se i sistemi emuntoriali sono efficienti, essa attraverserebbe l’organismo-sistema di flusso senza determinare alcuna interferenza nella sua omeostasi, che resterà pertanto nella condizione di equilibrio, cioè di salute. Se viceversa, o perché la tossina è particolarmente “aggressiva” o perché i sistemi emuntoriali non sono sufficienti, si determina un’alterazione dell’equilibrio, che l’organismo, nella sua naturale tendenza verso il mantenimento o il ripristino della sua “omeostasi ristretta” (Laborit), cerca di compensare innescando meccanismi supplementari di tipo autodifensivo: le malattie.
Secondo l’Omotossicologia la malattia è da interpretare come la risultante che scaturisce dall’interazione tra noxa patogena, fattori ambientali e soprattutto reattività: le malattie sarebbero l’espressione della lotta dell’organismo contro le tossine, al fine di neutralizzarle ed espellerle; ovvero sarebbero l’espressione della lotta che l’organismo compie per compensare i danni provocati irreversibilmente dalle tossine. A seconda dell’entità dell’aggressione e dell’integrità del sistema difensivo autologo (che Reckeweg chiama Sistema della Grande Difesa), l’organismo manifesterebbe quadri clinici differenti che si possono classificare in 6 fasi. Nella sua Tavola delle Omotossicosi (quadro sinottico che classifica le diverse patologie), Reckeweg rappresenta i vari gradi di reattività attraverso i quali l’organismo cerca di mantenere o ripristinare la sua omeostasi, il suo equilibrio, il suo stato di salute. Ogni fase rappresenterebbe l’espressione delle diverse capacità reattive (infiammatorie) dell’organismo, l’espressione di altrettanti tipi di equilibri di flusso raggiunti dall’organismo per conservare la propria omeostasi ristretta. Si distinguono 2 fasi Umorali, 2 fasi della Sostanza Fondamentale e 2 fasi Cellulari.
Partendo da queste considerazioni, H.H. Reckeweg descrisse il fenomeno della cosiddetta vicariazione, cioè lo spostamento della malattia da un tessuto all’altro, da un organo all’altro. La vicariazione può avere una prognosi positiva (in questo caso è detta “regressiva” e corrisponde al processo di guarigione naturale) o, viceversa, negativa (in questo caso è detta “progressiva” e coincide, per esempio, con il processo di cronicizzazione). La terapia omotossicologica si pone come obiettivo l’innesco della vicariazione regressiva, biologicamente favorevole e caratterizzata dalla riattivazione delle funzioni disintossicanti, dalla tendenza all’escrezione delle omotossine e dalla comparsa di recidive di fasi precedenti.
Obiettivo dell’omotossicologica è disintossicare l’organismo ed eventualmente riparare i danni causati dalle tossine attraverso i farmaci omotossicologici, cioè sostanze chimiche in diluizione omeopatica opportuna per poter innescare l’inversione dell’effetto  che, intervenendo nelle reazioni enzimatiche (su cui agiscono da induttori), e sul sistema immunitario, possono attivare “sistemi difensivi” ancora in riserva. Queste sostanze indurrebbero, secondo gli omotossicologi, in quanto simili alla noxa causale, un meccanismo di difesa aggiuntivo contro le noxae già presenti (malattia).

OMEOPATIA
L’omeopatia si richiama al medico e farmacologo tedesco, S. Hahnemann (1755-1843), che edificò il suo metodo terapeutico sulla osservazione dei fatti reali, in un tempo in cui i medici”camminavano nella oscurità, prescrivevano su delle ipotesi, trattavano casi sconosciuti con rimedi che, se non portavano a morte, producevano malattie nuove e mali cronici”. Nel 1796, pubblicava un primo risultato delle sue ricerche: “Saggio su un nuovo principio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali, seguito da cenni sui principi ammessi fino ad oggi”.
Nasceva l’omeopatia, un modo rivoluzionario di curare le malattie. Il centro di gravità si spostava dai segni obiettivi, patognomonici di malattia, ai sintomi soggettivi emergenti dalla percezione psicofisica della persona malata. Era una specie di rivoluzione copernicana nel fare la diagnosi. Nasceva anche una nuova metodica farmacologia, con la sperimentazione delle sostanze medicamentosa sul soggetto sano e non sul malato.
Hahnemann, sperimentando alcune sostanze medicamentose su se stesso, e poi anche su collaboratori volontari, si era convinto che il modo migliore per conoscere l’effetto di una sostanza curativa, fosse quello di saggiarne prima gli effetti su persone sane, generando una specie di malattia artificiale (prooving-patogenesi). La sperimentazione sul sano avrebbe fornito sintomi più attendibili di quelle su animali (scarsa affinità organico-cellulare, mancanza della parola) e anche sul soggetto malato, dove l’obiettività viene impedita dalle stesse condizioni alterate del malato (parabiosi). Conosciuta così la capacità medicamentosa di una sostanza naturale, la stessa sarebbe stata prescritta per curare malati che evidenziassero sintomi di malattia il più possibile “simili” ai sintomi di malattia artificiale apparsi nella sperimentazione su soggetti sani.
Alla farmacologia sperimentale, Hahnemann associò la legge del simile, che non è una novità in terapia, essendo una legge naturale, la cui applicazione clinica è riferita da antichi documenti egizi e indiani. ll medico greco Ippocrate di Coo ( 460\377 a.Cr.), padre della medicina occidentale, fu il primo ad illustrare due tecniche terapeutiche opposte:  1. La terapia del “contrario” (esempio: se ci si ammala a causa del freddo, occorre curarsi con tutto ciò che riscalda, bevande, cibi, indumenti).  2. La terapia del “simile” (esempio: se una sostanza ci fa tossire, la stessa, somministrata in modo opportuno, può sedare la tosse). Nella Introduzione all’ Organon, dopo aver dato un colpo d’occhio alla medicina tradizionale imperante (allopatia), con pseudo-cure palliative, impiastri e salassi della vecchia scuola, così si esprime: “Il vero modo di guarire consiste nel soddisfare al principio “similia similibus curentur” (si curino i simili con i simili).
Le diluizioni infinitesimali in omeopatia sono la conseguenza logica del principio di similitudine. Dal momento che vengono utilizzate spesso sostanze tossiche, è necessario somministrare una dose capace di stimolare la reazione di difesa del paziente, senza aggravarne i sintomi. I rimedi sono sia di origine vegetale (piante fresche, radici, frutti), sia animale (parti, organi, secrezioni, animali interi), che minerale (metalli, metalloidi, metalli nobili, sali).Le diluizioni sono diverse a seconda della loro preparazione.
Centesimale Hahnemann – CH: I rimedi siglati con questa denominazione (Alium 30CH, Thuia 9CH) sono prodotti diluendo 1 a 100 in passaggi successivi, una soluzione base contenente 1 goccia di medicamento in 99 gocce di Alcool 70° (1CH) e succussa (battuta) per almeno 100 volte; come si può intuire, per produrre una 9CH, saranno necessari 9 passaggi.
Korsakoviane – K: Il procedimento prevede l’utilizzo di un unico flacone di 15 ml, in cui si immettono 5 ml di medicamento; si agita per 100 volte e si svuota il flacone: una parte di medicamento rimarrà adesa alle pareti del flacone. a questo punto si aggiungeranno 5 ml di acqua distillata (l’equivalente delle 99 gocce) e si otterrà la 1K. Ogni svuotamento successivo, con l’aggiunta di alcool, produrrà la 2K, la 3K e così via…
50 millesimali – LM: Partendo da una soluzione triturata 3CH (perchè il medicamento di partenza può essere anche solito!), si prelevano 0,05 grammi di sostanza e li si scioglie il 500 gocce di Alcool 70°. Si preleva quindi una goccia di questa nuova soluzione e la si aggiunge a 100 gocce di alcool in un flacone e lo si agita per 100 volte; così si ottiene la 1LM. Per le diluizioni successive si preleva 1 goccia dalla 1LM per passarla in 500 gocce di alcool (2LM) e così via…
La somministrazione dei Rimedi è sempre sublinguale, in quanto le mucose della lingua sono molto irrorate e quindi hanno un’alta capacità di assorbimento.  Essi sono:
Granuli: piccole sfere ei saccarosio o lattosio con un peso di 50mg. Vengono presentati in tubi di circa 80 granuli del peso di 4 gr. Sono presenti in tutte le diluizioni e vanno assunte nella misura da 3 a 5 più volte al dì.
Globuli: sfere di saccarosio o lattosio per un peso di 5 mg. Una monodose contiene circa 200 globuli per un per un peso di 1 gr. La monodose deve essere assunta tutta in una volta in un’unica soluzione e lasciata sciogliere sotto la lingua. Questa somministrazione assicura il massimo effetto sulla sintomatologia sia mentale che fisica e vengono prescritte per un periodo limitato.
Gocce: si presentano sotto dorma di soluzione idroalcoolica a 30° in boccette da 15 o 30 ml. Sono riservate alle basse diluizioni TM (Tinture Madri). Vanno assunte nella misura di 15/30 gocce più volte al dì.
FITOTERAPIA
La fitoterapia è, in senso generale, quella pratica che prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per la cura delle malattie o per il mantenimento del benessere. Data l’antichità di questa pratica, che con tutta probabilità rappresenta il primo esempio di pratica terapeutica umana, e data la sua generalizzata distribuzione geografica, è impossibile dare una descrizione di essa in termini di un sistema terapeutico specifico . Dal punto di vista terminologico, limitandosi alla Unione Europea, solo da pochi anni, e limitatamente alla Gran Bretagna, esiste una categoria professionale istituzionalizzata di fitoterapeuti, con percorso formativo universitario distinto da quello previsto per la biomedicina, e con protezione legale del nome. Negli altri stati membri della UE il termine fitoterapeuta non ha valore legale, e la fitoterapia non è una branca riconosciuta delle biomedicina. Il termine viene dal greco phytón (pianta) e therapéia (cura).
La medicina popolare si serve di rimedi fitoterapici da tempi immemorabili. Ippocrate citava il rimedio come terzo strumento del medico accanto al tocco e alla parola.
Le piante sono fra le principali fornitrici di sostanze medicamentose. Vanno considerate veri e propri produttori e contenitori dinamici di sostanze chimiche. Nella loro evoluzione esse hanno sviluppato innumerevoli metaboliti secondari che svolgono per la pianta varie funzioni ecologiche (repellenza, difesa dagli erbivori, lotta contro altre specie vegetali per il controllo delle risorse, difesa dai parassiti, attrazione degli impollinatori, ecc.). Questi stessi metaboliti secondari hanno mostrato importanti attività farmacologiche nell’uomo.
Le moderne preparazioni fitoterapiche sono ottenute a partire dal materiale vegetale, sia fresco che essiccato, tramite estrazioni con solventi e metodiche diverse: se il solvente è l’etanolo in percentuali diverse si parla di estratti idroalcolici, solitamente chiamati tinture (o estratti fluidi); se il solvente è l’acqua si parla di infusi, decotti o macerati a freddo; se il solvente è un olio grasso si parla di oleoliti; l’estrazione con solventi diversi e non alimentari (esano, cloroformio, ecc.), che vengono poi eliminati, permette la preparazione di estratti molli e secchi. Alcune preparazioni sono costituite da estratti di singole piante, altri da combinazione di estratti da diverse piante. In particolare i medici hanno la possibilità non di preparare ma di prescrivere preparazioni vegetali che poi prepara il farmacista (medicinali galenici magistrali) Le preparazioni in libera vendita devono sottostare a vari standard di tipo qualitativo, mentre gli standard di efficacia e tossicologici vengono applicati (nella UE) solo a quei preparati ai quali venga riconosciuto lo status di farmaci vegetali (herbal medicines). Per i preparati che non rientrano in questa categoria valgono le regolamentazioni dei singoli stati membri.
L’uso di piante e dei loro derivati può essere utile nella terapia, ma spesso si verifica uno sfruttamento promozionale di piante ed erbe delle quali si vantano proprietà terapeutiche non documentate e delle quali talvolta si ignorano i possibili pericoli. L’equazione “naturale = benefico” è infatti spesso un semplice tranello atto ad abusare della credulità di alcune persone: anche i virus, difatti, sono naturali, come pure i funghi velenosi o la cicuta con cui Socrate si suicidò.
La fitoterapia è una disciplina di medicina popolare, che ben si differenzia dalle pratiche tipiche della medicina tradizionale e non consente di curare e prevenire le malattie con metodi diretti e mirati, tipici della medicina convenzionale. Per questi motivi essa viene annoverata tra le discipline non convenzionali.
L’erboristeria è la capacità di identificare, raccogliere e conservare le piante medicinali. Nei tempi passati questo era il mestiere dell’erborista. Oggi le poche piante ancora usate come medicamenti grezzi vengono coltivati da contadini specializzati. Raccogliere piante selvatiche per scopi farmaceutici richiede buone conoscenze botaniche ed ecologiche.
Nella Farmacia Torre si possono trovare le linee complete LABORAOIRES BOIRON, GUNA, UNDA, IMO,DOTTOR GIORGINI, ECOL, SALI DI SCHUSSLER






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